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Questa è l'isola dei naufraghi, di tutti coloro che vivono smarriti. In esilio
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venerdì 31 maggio 2013
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martedì 21 maggio 2013
La Grande Bellezza, di Paolo Sorrentino
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Alessandro il Grande, particolare del mosaico Alexander (circa 100 aC), Pompei, Italia |
Si insiste ancora, ma scevri questa volta dalla violenza procurata, sull'ambivalenza dell'esistenza.
L'estetica, ovvero l'espressione combinata del silenzio ossequiante, travalica l'oggettività della morte e del sacrificio che ogni film di Sorrentino ha come epilogo categoricamente sempre circoscritto.
Qui è la scoperta della continuità e dell'eternità, come ne Il Divo, che Sorrentino ancora indaga. Questa volta non del Potere, ma dell'inafferrabilità ed ineffabilità della Bellezza.
Le esistenze autentiche tacciono, e quando non lo sono appaiono solo inconsapevole rumore, distrazione, diversione, inedia, disagio. Nella più prossima delle posizioni, impersonalità egoica delle apparenze gesticolanti: malinconia, nostalgia riparatoria, ricongiunzione originaria con le fonti del sentimento. Memoria.
Ma la verità è che la Bellezza tace, non dice della sua proprietà, sfugge alla canonizzazione. Essa unicamente opera, agisce. Conviene, dissipando ogni specificità di senso, ogni articolazione (pre)stabilita della direzione.
La Bellezza è già Bene, è già Buona.
La Bellezza è già confacente, adeguata alla misura, comoda, opportuna, propizia.
Agio.
Grazie.