Alessandro il Grande, particolare del mosaico Alexander (circa 100 aC), Pompei, Italia |
Si insiste ancora, ma scevri questa volta dalla violenza procurata, sull'ambivalenza dell'esistenza.
L'estetica, ovvero l'espressione combinata del silenzio ossequiante, travalica l'oggettività della morte e del sacrificio che ogni film di Sorrentino ha come epilogo categoricamente sempre circoscritto.
Qui è la scoperta della continuità e dell'eternità, come ne Il Divo, che Sorrentino ancora indaga. Questa volta non del Potere, ma dell'inafferrabilità ed ineffabilità della Bellezza.
Le esistenze autentiche tacciono, e quando non lo sono appaiono solo inconsapevole rumore, distrazione, diversione, inedia, disagio. Nella più prossima delle posizioni, impersonalità egoica delle apparenze gesticolanti: malinconia, nostalgia riparatoria, ricongiunzione originaria con le fonti del sentimento. Memoria.
Ma la verità è che la Bellezza tace, non dice della sua proprietà, sfugge alla canonizzazione. Essa unicamente opera, agisce. Conviene, dissipando ogni specificità di senso, ogni articolazione (pre)stabilita della direzione.
La Bellezza è già Bene, è già Buona.
La Bellezza è già confacente, adeguata alla misura, comoda, opportuna, propizia.
Agio.
Grazie.
Non l'avevo letta: bella assai, per essere in tema!
RispondiEliminaImmensi Bersarin Quartett...
contraccambio: http://furiacervelli.blogspot.it/2013/06/la-grande-bellezza-e-sola.html
bel post. bello anche il pezzo dei bersanin quartett, che io amo molto. grazie a te.
RispondiEliminaBellissimo post. Purtroppo non ho ancora visto il film. Il film lo immagino bello. Servillo e Sorrentino secondo i canoni estetici comuni della bellezza, mettiamo un punteggio da 1 a10, li posizionerei sul 5. Allora perchè io li vedo belli? Perché secondo la mia sensibilità meritano un 10 in bellezza? Perchè immagino il film bellissimo?
RispondiEliminaPerché la mia sensibilità mi fa giudicare una poesia bella o mediocre o brutta?
Io ho trovato il film piuttosto...fatto male, non trovo altri termini. Frammentato, disordinato, ricco di banalità e luoghi comuni che arranca (noiosamente) nel tentativo di elargire chissà quale filosofia di vita; si sarebbe potuto risolvere tutto in poche scene: forse, sarebbe stato un bel corto.
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